Da Borgo Panigale a Rastignano: alla scoperta della linea 13 di Bologna

Considerata una delle linee portanti, la linea 13 è una linea diametrale che mette in collegamento il quartiere Borgo Panigale con il quartiere San Ruffillo, transitando per il centro storico; è famosa per essere, attualmente, la linea filoviaria più lunga della rete bolognese.

La linea 13, così come la conosciamo oggi, nasce nel 1982 sulle ceneri di due linee filoviarie storiche attive fra il 1955 e il 1982, la linea 41 e la linea 46. La linea 41 collegava il centro con Borgo Panigale mentre la linea 46 univa il centro con San Ruffillo; con la ripresa del servizio invernale nel settembre del 1982, queste due linee vennero praticamente fuse, dando vita alla linea 13 Borgo Panigale – San Ruffillo.

Mappa illustrativa di ATC della linea 13 nel 1996/1997 a bordo del Iveco Turbocity 490.18 matricola 6016

La linea 13 nacque come linea automobilistica e lo rimase fino al 1991 (perché contestualmente a questa modifica venne soppresso il servizio filoviario), quando venne finalmente deciso di unire i bifilari della linea 41 con quelli della linea 46 (nonostante il servizio filoviario fosse stato soppresso, i bifilari non erano mai stati rimossi, così bastò rammodernare quelli già esistenti, e creare un percorso quasi ex novo che mettesse in collegamento i due rami): nacque così la filovia diametrale 13.

dopo 57 lunghi minuti è arrivato il momento del riposo per questi infaticabili Emilio, qua in sosta le matricole 1109 (in primo piano) e dietro la 1111 presso il capolinea Ovest ovvero Via Normandia.

Descriviamo il suo percorso dalla periferia Ovest ovvero il quartiere Borgo Panigale: il 13 fa capolinea in via Normandia, strada che viene raggiunta percorrendo un anello composto dalle vie Carroccio e Pisacane; queste strade si trovano nel cuore di una zona popolare del quartiere Borgo sorta a metà degli anni ‘50 secondo il progetto “INA Casa”: la località viene difatti chiamata “Villaggio Ina”, nome dato anche alla fermata posta prima del capolinea che il 13 effettua in comune con le linee suburbane ed extraurbane poste sulla direttrice Bologna-Anzola-Castelfranco/Spilamberto-Bazzano, (linee 87/651/646) e sulla direttrice Bologna-San Giovanni In Persiceto-Crevalcore (linee 556/576).

Usciti da via Normandia, si svolta a sinistra e si prende via Emilia, che cambia nome più volte durante il nostro percorso (in questo tratto si chiama via Marco Emilio Lepido), che il 13 percorrerà fin sotto le Due Torri, appena imboccata via Lepido, c’è subito la prima fermata, denominata “Villaggio INA”, importante perché serve l’attiguo centro commerciale “Centro Borgo”. Tale centro commerciale è stato costruito sul finire degli anni ‘80, e si tratta del primo esempio di grande centro commerciale sorto a Bologna (negli anni ne sorgeranno poi molti altri).

Iveco Crealis Neo “Emilio” 1107 si appresta a partire dalla fermata “Villaggio INA” in direzione Centro Città

Quindi, sempre sulla nostra destra, costeggiamo gli stabilimenti della Ducati, lambendone la parte nord, qui la nostra linea, prima di entrare nel cuore della parte vecchia, effettua una fermata denominata proprio con il marchio della “rossa bolognese”. Ci inoltriamo quindi nel cuore della parte vecchia del quartiere, compresa fra il sottopasso autostradale e gli stabilimenti Ducati; a metà strada, è situata la chiesa di Borgo Panigale, con il grande cimitero che sorge alle spalle (il secondo di Bologna per grandezza dopo quello monumentale della Certosa), prima di affrontare il sottopasso autostradale, è posto il primo sezionatore di linea filoviaria (i sezionatori servono in caso di guasto di parte della linea), collegato alla sottostazione che sorge poco distante. Affrontiamo quindi il sottopasso che ci permette di superare la tangenziale e l’autostrada; subito oltre, passato l’incrocio dove è situata una delle concessionarie più conosciute a Bologna (L’Autoscala), luogo del terribile incidente occorso lo scorso 6 Agosto 2018, comincia un lungo ed antico cavalcavia che ci permette invece di oltrepassare la ferrovia Bologna – Casalecchio – Bazzano-Vignola/Porretta Terme – Pistoia; all’apice del cavalcavia è posta una fermata che mette in collegamento diretto con la sottostante stazione ferroviaria di Borgo Panigale. Superato il cavalcavia ci troviamo in località Cinta, ove sorgono gli stabilimenti Fabbri, produttori di marmellate e confetture, come indica il grosso vaso posto in posizione rialzata, sulla destra. Dopo poco più di cento metri, superato l’incrocio con via del Triumvirato (strada che conduce all’aeroporto Guglielmo Marconi BLQ), la strada cambia nome in via Emilia Ponente, e inizia il transito sullo storico Pontelungo. Si tratta di un ponte, come dice il nome, lungo e molto antico, risalente alla seconda metà dell’Ottocento, che ci permette di superare il fiume Reno; ai due lati di entrambi gli ingressi del ponte vi sono delle statue rappresentanti delle sirene.

Uno dei 19 esemplari di Autodromo Busotto FSNU del 1997 riverniciato in rosso sta lasciando la fermata “Pontelungo” per affrontare il Pontelungo sul fiume Reno

Di là dal ponte ci troviamo quindi a Santa Viola, uno dei tanti rioni che compone il quartiere Reno; nel cuore di Santa Viola, a 600 metri da Pontelungo incrociamo via Battindarno, strada che conduce all’omonimo deposito. Un tempo, quando i filobus non erano dotati della tecnologia bimodale, si districava da qui una rete di bifilari che permetteva alle vetture provenienti sia dalla periferia sia dal centro di dirigersi verso il deposito, e viceversa.

Proseguendo sempre lungo la via Emilia, superiamo il centro commerciale Esselunga, e dopo l’incrocio con l’importante asse viario denominato “Asse Attrezzato”, transitiamo di fianco all’Ospedale Maggiore, il più importante ospedale bolognese assieme al Policlinico S. Orsola-Malpighi e all’Ospedale Bellaria. Dopo l’Ospedale Maggiore si trova il secondo sezionatore di linea, collegato alla storica sottostazione Tofane, posta lungo la via omonima a qualche centinaio di metri di distanza (tale sottostazione alimenta anche la filovia 14 trovandosi a metà strada fra le due linee); dopo l’incrocio con via Timavo, la strada da via Emilia Ponente cambia il nome in via Saffi, restando comunque molto larga e, dopo un tratto in leggera salita che costeggia alcuni imponenti palazzi costruiti a metà del secolo scorso, arriviamo al cospetto di porta San Felice che costituisce l’ingresso nel centro storico di Bologna.

Entriamo quindi in centro, dove la via Emilia prende il nome di via San Felice; il primo tratto è abbastanza largo (qui ebbe luogo un incendio in data il 20 dicembre 1994: il mezzo incendiato era il filobus n. 020, un Bredabus 4001.12.LL), il secondo tratto di via San Felice invece è un senso unico ed è abbastanza stretto. Sbuchiamo in via Ugo Bassi, che raggiungiamo dopo aver incrociato dapprima il bifilare del 13 che viene dalla parte opposta (che per effetto dei sensi unici, in questo tratto effettua un percorso diverso, come vedremo), quindi il bifilare della linea 14 e i bifilari delle future “linee Civis” ora Crealis che pochi metri prima si sono divise dalla linea 14 tramite uno scambio.

In via Ugo Bassi il bifilare del 13 corre parallelo a quello del 14, fino a che in via Rizzoli, proprio sotto le due torri, un incrocio fa sì che i due bifilari si scambino di posizione, portando quello del 13 nella posizione più rasente al marciapiede, per consentirgli di svoltare a destra in via Castiglione abbandonando quindi il tracciato storico della SS9 via Emilia; dopo aver percorso il breve e stretto tratto di via Castiglione, svoltiamo dapprima a sinistra per un brevissimo tratto di via Farini (incrociando il bifilare del 13 che viene dalla parte opposta che, essendo via Castiglione a senso unico, prosegue lungo via Farini), la quale via Farini in seguito, con una curva a destra, si raccorda con via Santo Stefano, strada che, in leggera salita, ci conduce fino all’omonima porta.

uno degli ultimi esemplari di Crealis in ordine di matricola sta effettuando una sosta di carico e scarico in centro alla fermata “Garganelli”, in Via S. Stefano prima di ripartire verso la periferia ovest della città

Imboccando via Santo Stefano abbiamo praticamente imboccato la strada che ci condurrà dopo qualche chilometro fino ai capilinea (Via Pavese e Rastignano); la stessa strada, proseguendo sempre dritto e uscendo dalla città, diventerà la SS65 della Futa e, dopo essere transitata per passi assai noti come la Raticosa e lo stesso passo della Futa, arriverà fino a Firenze.

Giunti a porta Santo Stefano, usciamo quindi dal centro storico incrociando i viali di circonvallazione. Vi è un ulteriore isolatore (posto appena prima dell’incrocio coi viali) che funge da sezionatore di linea, collegato alla poco distante sottostazione Carducci (l’unica sottostazione che alimenta tutte e quattro le linee filoviarie bolognesi), usciti dal centro, la strada prende il nome di via Murri, e resterà molto larga per tutta la sua lunghezza, si prosegue sempre in leggera salita (a parte un tratto in leggera discesa dopo l’incrocio con via Siepelunga, in località Sterlino), fino a che, in località Chiesa Nuova, la strada si inerpica più sensibilmente, effettuando due curve decise, una a sinistra e l’altra a destra. Superata la curva a destra, ci troviamo al cospetto del Molino Parisio: qui troviamo forse il segno più indelebile che i terremoti del maggio 2012 hanno lasciato a Bologna; alla nostra sinistra difatti sorgeva una storica ciminiera, alta diversi metri, che era la ciminiera dell’antico mulino (il nome Molino Parisio difatti deriva dal fatto che da qui passa il canale di Savena, sul quale in questo punto operava il mulino stesso); se tale ciminiera aveva passato quasi indenne le due forti scosse del 20 e 29 maggio, la scossa che si è verificata il 6 giugno 2012 al largo di Ravenna ha minato definitivamente la sua struttura. Dopo le valutazioni del caso, si è deciso di mozzarla, e ora tale ciminiera non svetta più nel panorama della zona, essendone rimasto solo un moncherino di 6 o 7 metri.

Al Molino Parisio, via Murri diventa via Toscana, proseguiamo sempre in salita, superiamo Villa Mazzacorati (dove, poco prima, è posto un sezionatore, collegato alla vicina sottostazione Murri), quindi superiamo la località Croce di Camaldoli, nome dovuto ad una vecchia lapide sormontata da una croce, su cui circolano diverse leggende, posta all’incrocio fra via Toscana e via Croce di Camaldoli, la quale presta la sua intitolazione anche alla fermata che il 13 effettua in comune con la linea 55 subito dopo la lapide e l’incrocio; superato il bivio che porta alla stazione di S. Ruffillo, capolinea della linea 55, la strada digrada un poco prima della chiesa di San Ruffillo, nel cuore dell’omonimo rione. Qui inizia una discesa che ci porta fino al ponte sul fiume Savena; prima di imboccare il ponte (dove la strada si restringe sensibilmente), sulla destra troviamo un piazzale che, fino al 2007, fungeva da capolinea e area di inversione. Difatti la linea 13, e in tempi più antichi anche la filovia 46, effettuava capolinea qui, invertendo la marcia in questo piccolo piazzale costituito dall’incrocio delle vie Toscana e Roberto Ardigò; solo dal 13 settembre 2007 è in esercizio il prolungamento che va oltre il ponte.

Attraversiamo quindi il torrente Savena: alla nostra sinistra un altro ponte, utilizzato dalla ferrovia Bologna – Firenze (pochi metri dopo, vi è lo sdoppiamento della linea Alta Velocità alla nostra destra l’antica chiusa sul torrente, che dà origine al canale di Savena, che si spinge fino in centro città. Superato il ponte la strada sale notevolmente, e dopo qualche leggera piega, incontriamo l’ultimo sezionatore (collegato alla sottostazione Pavese) e giriamo a destra in via Pavese, dove, dopo una curva a sinistra, è posto il nostro capolinea. Via Pavese è una strada a forma di semicerchio che ha origine e termine in via Toscana (in pratica è una specie di deviazione della via stessa). Ripartiti dal capolinea non faremo altro che seguire via Pavese, che piano piano svolta a sinistra e ci ricongiunge a via Toscana.

A corse intervallate, è attivo un prolungamento della linea 13, denominato 13A, che anziché deviare in via Pavese prosegue dritto per via Toscana. Subito dopo il secondo incrocio con via Pavese esce dai confini comunali bolognesi per entrare nel comune di Pianoro, in località Rastignano, dove il 13A diurno effettua il capolinea al margine opposto della località; nelle ore serali invece il 13A arriva al piccolo paese di Carteria di Sesto, dove in un piazzale è posto il capolinea. Tale prolungamento va a sostituire la linea 96 (che arriva fino a Pianoro, mentre le corse limitate a Carteria assumono la denominazione di 96A), attiva solo nelle ore diurne. I bifilari si fermano a Rastignano, per cui il prolungamento 13A serale è ad appannaggio del solo servizio automobilistico. Il viaggio di ritorno verso Borgo Panigale è identico, cambia solamente il percorso in qualche strada centrale a causa dei sensi unici. Non si transita per le vie Ugo Bassi, Rizzoli e Castiglione, una volta arrivati in via Farini si prosegue lungo tale via oltrepassando l’incrocio con via Castiglione, sbucando in piazza Minghetti, e quindi ancora più avanti lungo la stretta via Barberia fino ad entrare, dopo una stretta curva, in piazza Malpighi.

Crealis matricola 1106 sta facendo una piccola sosta di carico e scarico passeggeri in Piazza Malpighi

Dopo la fermata in loco, un incrocio filoviario fa sì che il bifilare della linea 14, che proveniva da via Sant’Isaia (che è la naturale prosecuzione di via Barberia), dalla posizione interna, passi a quella più sul margine destro della carreggiata, facendo in modo che quello del 13 passi sul lato più vicino alla mezzeria, in quanto dovrà svoltare a sinistra in via Lame (mentre il 14 girerà a destra in via Ugo Bassi), non prima di aver superato gli incroci filoviari isolati. Dopo aver percorso il tratto iniziale di via Lame, ed aver svoltato a sinistra per la larga ma tortuosa via Riva di Reno (sotto la quale scorre, tombato da una sessantina di anni, il canale di Reno), ci ricongiungiamo con via San Felice, arrivando all’omonima porta.

Da segnalare ciò che curiosamente avviene di sabato e nei festivi, in occasione dei T-Days (cioè della pedonalizzazione delle vie più centrali del centro storico): il 13 difatti è l’unica linea che, anziché subire deviazioni, è stata letteralmente tagliata in due segmenti; uno, attestato in piazza Cavour, raggiunge San Ruffillo; l’altro, attestato in via Lame, raggiunge Borgo Panigale. Si noti che, in regime di spezzamento della linea, si va a ricreare un po’ la situazione esistente negli anni ‘60 e ‘70, quando non esisteva la linea 13 ma due linee separate come esposto all’inizio di questo scritto (la linea 41, via Lame – Borgo Panigale, e la linea 46, piazza Minghetti – San Ruffillo).
La linea 13 è una delle linee portanti della rete bolognese, e ha una frequenza di circa 7 minuti, frequenza che si intensifica fino a 4/5 minuti nelle ore di punta; nei giorni festivi si ha una frequenza di 15 minuti al mattino, intensificata ad 11 nel pomeriggio, mentre nelle ore serali la frequenza è sempre di 15 minuti (le corse di 13A per Carteria di Sesto sono cadenzate ogni 60 minuti).

Sulla linea 13 vengono utilizzate tutte le tipologie di filobus esistenti a Bologna, gli Autodromo Busotto, Bologna 1 (matr. 1021-1040) e Bologna 2 (matr. 1041-1055), i Solaris Trollino 18 (matr. 1056-1066) e i nuovissimi filosnodati a guida vincolata Iveco Crealis Neo (matr. 1101-1149), i sostituti dei Civis.

Spesso capita che, in caso di indisponibilità di filobus, vengano utilizzati normali autobus termici, con predilezione per i 18 metri; tuttavia sovente vi svolgono servizio anche bus da 12 metri; quando la linea viene spezzata in due rami, troviamo filosnodati, perlopiù Crealis che giunti dopo Porta S. Felice cambiano di trazione (da Porta S. Felice a Via Lame vanno in marcia autonoma a diesel per poi riattaccare le aste in Via Lame e ritornare verso la periferia in elettrico), sul ramo di Borgo Panigale, mentre sul ramo di San Ruffillo troviamo solamente bus dodecametrici (principalmente BMB240LU ExoBus e BMB240LU Avancity).

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